LA TRANSIZIONE ENERGETICA: caratteristiche implicazioni e opportunità per i condomini

Di transizione energetica si parla da almeno 15 anni soprattutto tra gli addetti ai lavori (Istituzioni internazionali, nazionali e locali, professionisti, imprese, gruppi finanziari, gruppi di interesse) ma soltanto il super bonus 110% l’ha portata veramente all’attenzione dell’opinione pubblica.

Gli eco bonus o altri incentivi simili esistono dal 2007, l’obbligo della contabilizzazione dei consumi nei condomini dotati di impianto centralizzato è del 2014, ma non sono mai stati considerati argomenti importanti dal cittadino “comune” nel processo di transizione.

La conseguenza negativa più evidente è stata che certi lavori si dovevano fare per obbligo e non per convinzione.
Appare quindi necessaria un’azione culturale di informazione e formazione verso i cittadini per sensibilizzarli all’esigenza di cambiare le abitudini consolidate, non per forza ma convintamente: un processo come la transizione energetica o si affronta con realismo o si subisce.

Sul piano tecnico energetico occorre mettere l’accento su alcuni concetti basilari.

PRIMO. Non è più sostenibile continuare a modificare continuamente le regole come è avvenuto fino a tre mesi con il super bonus 110%: serve chiarezza e certezza nei diritti e nei doveri.

Il super bonus 110%, eco e sisma, è stata una bella idea, a partire dal rilancio dell’economia del Paese stremata dal Covid: ha previsto fin dall’inizio i controlli sui prezzi e sulla qualità dei materiali utilizzabili, che nei primi bonus non erano richiesti.

Andava aggiustato in alcuni punti, come il definire criteri di priorità; ad esempio il miglioramento delle due classi energetiche previsto è giusto, ma occorreva partire dalle classi peggiori, G e F, dove sono compresi quasi i 2/3 dei fabbricati esistenti.

Se il miglioramento avviene dalla classe B alla classe A1 il risparmio è minimo; se invece si passa dalla F alla A1 il consumo energetico può diminuire in modo consistente, fino al 75%. Nel sisma bonus 110% invece non era nemmeno previsto alcun miglioramento del rischio, per cui il risultato è stato quello di realizzare interventi poco incisivi sul piano antisismico.

E’ insomma giunta l’occasione di puntare su due obiettivi strategici: continuare con gli incentivi mirati in edilizia e migliorare la qualità energetica degli edifici esistenti.

SECONDO. Perché il tema degli eco bonus e altri incentivi fiscali viene presentato soltanto come una spesa, e non anche come una fonte di notevoli entrate per lo Stato? Aumento del PIL, aumento dell’IVA, aumento dell’IRPEF, diminuzione dei consumi e dell’inquinamento.

Gli interventi realizzati fino ad oggi contribuiscono al 40% del risparmio di gas che il Governo intende realizzare attraverso le misure varate per arginare il fronte energetico: su questo dato invece vige sui media un grande silemzio.

Infine, altro aspetto importantissimo ma anche questo trascurato dai più, il CENSIS stima come il super bonus abbia ridotto le emissioni di CO2 di 1,4 miliardi di tonnellate. Se l’informazione fosse completa apparirebbe in modo chiaro che efficientare i fabbricati è senz’altro costoso, ma necessario: si tratta di trovare il giusto equilibrio tra costi e benefici.